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Purtroppo quando si parla di energia, per la maggior parte delle persone la mente corre all’energia elettrica, anche se essa non è che una quota di circa il 20% dei consumi Italiani. Tale idea è ulteriormente affermata con la necessità di passare alle fonti rinnovabili, per lo più produttrici di energia elettrica.
Un altro aspetto da considerare è la differenza tra fonti energetiche ed energia. In realtà alla popolazione interessa scaldarsi, cuocere i cibi, spostarsi, avere l’illuminazione etc. Interessa cioè avere una serie di servizi che possono essere forniti in modo diverso; ad esempio si può usare un treno con automotrice che va a benzina od un treno elettrico che riceve energia da una centrale idroelettrica, il servizio reso non cambia. Quindi occorre considerare il servizio e la quantità e la forma di energia necessaria a fornirlo. Viceversa si parla di solito di bilanci energetici mentre in realtà si fanno i bilanci delle risorse, delle fonti utilizzate per produrre l’energia e non si calcola di solito quella che è l’energia effettivamente usata. Infatti quest’ultima dipende fortemente da come vengono utilizzate le risorse, da quale sistema di distribuzione e trasformazione possiede il paese e da come questo considera le leggi della termodinamica.
Nell’attuale crisi climatica è fondamentale ridurre rapidamente le emissioni di CO2 equivalente, contemporaneamente avviando la transizione ad un sistema basato solo sulle fonti rinnovabili. Parlando di sistemi di produzione e distribuzione di energia non si può dimenticare l’entità delle risorse materiali e monetarie da impegnare. E’ perciò importante usare le infrastrutture esistenti per indirizzarle ad un nuovo sistema.
Le direttive europee richiamano al risparmio spinto in particolare nel settore dell’edilizia che rappresenta il 40% dei consumi energetici finali, portando al concetto di edificio NZEB, con bilanci energetici in pareggio. Ciò è possibile però negli edifici nuovi; che fare per tutti quelli esistenti, in particolare nei centri storici? Possiamo modificare gli impianti ed usare tecnologie esistenti utilizzando il metano in modo termodinamicamente corretto in impianti di cogenerazione, cioè di produzione contemporanea di calore ed elettricità, tipo di impianto che alimenta durante l’inverno un sistema di teleriscaldamento di quartiere e, d’estate, provvede al condizionamento di alcuni palazzi con uffici e supermercati. Questa è una opzione standard. Si può usare tali impianti nella fase di transizione se, oltre ad utilizzare direttamente il calore di scarto dalla produzione di energia elettrica nel riscaldamento/condizionamento, si usa l’energia elettrica per riscaldare altre abitazioni con pompe di calore. Il metano bruciato in una caldaia a condensazione viene usato al 95 %. Se usato come sopra indicato fornirebbe il 170% almeno (rendimento termico motore 30%, elettrico 30%, COP pompa di calore 4). A parità di servizio emetteremmo il 40% in meno.
In questo modo si diffonderebbe l’uso delle pompe di calore, fondamentale in un passaggio a sistemi prevalentemente elettrici.

2019