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(Testimonianze n.325, 1990, pag.32)

Firenze, marzo 1990. La culla dell’Umanesimo si scopre razzista in un fuoco artificiale di titoli giornalistici. C’è poi chi cerca di indagare se di vero razzismo si tratti, oppure di solo malessere sociale; penso siano solo i prodromi di qualche cosa che ci sommergerà nei prossimi anni, grazie anche all’atteggiamento di molti che oggi si proclamano non razzisti.

Ci sono grandi richiami alla solidarietà e alla fratellanza e alla società multirazziale o multietnica e.. o.. e..

Invece di farci belli e sentirci buoni non potremmo guardarci intorno?  La C.G.I.L. fornisce consulenza giuridica ai 54 immigrati clandestini provenienti dall’Asia, ma ha ancora qualche remora quando si parla di chiusura di fabbriche che producono armi, esportate per lo più nel terzo mondo ove  vengono principalmente  impiegate  per il  mantenimento  dell’ordine pubblico. A. Bassolino, PCI, in una intervista al Manifesto del 17 marzo dichiara “Noi europei abbiamo un dovere storico nei loro confronti(*) essendo stati feroci predatori dei paesi poveri”, ed è uno dei tanti che si riferiscono al passato. Ed il presente? da dove vengono le risorse che ci permettono di viaggiare, divertirci, scaldarci, vestirci, mangiare?

Noi siamo predatori.

E siamo e saremo costretti ad esserlo se non rapporteremo la popolazione alle risorse  del  territorio.  Le politiche demografiche non riguardano solo il terzo mondo, dove anzi il rapporto tra abitanti e territorio è, almeno numericamente, più favorevole di quello del nostro paese.

Gli immigrati sfuggono a situazioni di povertà, non sempre estrema, ma comunque terribile rispetto alla nostra ricchezza. Come i nostri emigrati del secolo scorso e degli inizi di questo, vanno in cerca della fortuna e di un miglioramento della condizione propria e della famiglia. Ma quale paese li accoglie?

Non certo le sconfinate praterie del West dove sparuti pellerossa aspettavano solo di scomparire, a gloria e per mano dell’uomo bianco europeo. Che tuttavia non ha ancora raggiunto in quei luoghi la densità dell’Europa.

Quando si parla di economia, non di denaro, tutti si dicono preoccupati dal deficit energetico e da quello alimentare, se ne può quindi  concludere, anche senza  ulteriori  possibili approfondimenti, che la popolazione italiana non può vivere sul territorio che occupa senza importare cibo ed energia; certamente non con l’attuale livello di vita e di consumi. Tra l’altro molti non vogliono più esercitare mestieri considerati “umili” o “sporchi”, e quindi può anche far comodo un po’ di immigrazione, specie se illegale e quindi legata al lavoro nero. Così si può anche avere un effetto di calmiere sul prezzo della manodopera sindacalizzata ma non specializzata, con l’orizzonte sinistro della disoccupazione.  La richiesta di case, cioè il soddisfacimento di un bisogno di base, per non turbare gli assetti proprietari si converte in lucrosi programmi di nuove costruzioni, costruzioni ovviamente a spese pubbliche, ed in possibile concorrenza tra sfrattati ed immigrati. Il rischio forse voluto, è quello della guerra tra poveri, che necessitando, come tutte le guerre, di una ideologia, la trova nel razzismo, cioè nella classificazione della diversità in una gerarchia di valori di cui il nemico rappresenta il gradino più basso.

L’immigrazione può essere l’altra faccia dello sfruttamento dei paesi di origine degli emigranti; più persone partecipano al nostro banchetto e meno potranno mangiare al desco di Lazzaro.

L’aiuto che dobbiamo dare agli immigrati è quello di considerarli cittadini con i nostri stessi, eguali, diritti e doveri.

Tra questi ultimi abbiamo quello di cessare la rapina al terzo mondo. Può essere gratificante aiutare chi è vicino, la persona che soffre, ma non dobbiamo dimenticare le persone che soffrono, a milioni, giorno dopo giorno, ora dopo ora.

Chi viene via spesso sottrae competenze, energie al paese che lascia; dobbiamo far sì che non avvenga, che ciascuno di loro possa restituire più di quanto ha ricevuto. Dobbiamo preparare una nuova tavola ove sederci con Lazzaro.

Se non vogliamo che le nostre civili nazioni si trasformino in nuove città medievali, con le loro brave mura a difesa dal contado durante le carestie, dobbiamo aprire gli occhi ed affrontare il problema del commercio internazionale che alimenta il Debito dei paesi in via di sviluppo (!), quello degli aiuti allo sviluppo su cui lucriamo e che perciò vengono dirottati dove più fa comodo (EST), quello dell’uso delle risorse, energetiche e non.

Non possiamo inquinare ancora la terra, l’acqua e l’aria che abbiamo ricevuto dai nostri antenati. Se pure essi hanno lasciato tracce non sempre onorevoli, dato che la deforestazione ad esempio non è problema solo moderno, non possiamo imitarli sino a non lasciare alcunché, non possiamo crescere come batteri in cultura fino ad esaurimento del cibo disponibile. Anche i topi in tali condizioni si fanno la guerra.

La Chiesa Cattolica predica solidarietà, ma non vuol sentire di politiche demografiche e prospetta un ruolo  della  donna essenzialmente legato alla funzione riproduttiva, in tutte le società. Il rispetto della sacralità della vita, in tutte le sue forme richiede anche l’autolimitazione della specie homo.

In etologia vengono definiti altruisti quei comportamenti con cui alcuni individui attirano su di sé i predatori, al fine di permettere ai conspecifici di mettersi in salvo.

Noi attiriamo individui per farne predatori nei confronti della loro specie.

Forse la coscienza ha qualche cosa da dire a ciascuno di noi.

 

 

(*)I negri in sciopero della fame in Piazza Duomo. Uso il termine “negro” in quanto in lingua italiana non trovo abbia significati negativi, notevolmente presenti invece nella parola “nero”.